Disturbi e complicanze della gravidanza
La gravidanza è una situazione nella quale le preoccupazioni per l’alimentazione e il peso aumentano, perché c’è di mezzo oltre al proprio corpo lo sviluppo equilibrato di quello del nascituro. Se però la futura madre soffre di qualche disturbo dell’alimentazione, dalla bulimia nervosa all’anoressia, piuttosto frequenti tra le donne giovani, fino agli ancora più comuni disordini atipici, il caso è diverso e più complesso. Nel senso che la gravidanza può complicare questi quadri e i cambiamenti corporei possono generare maggiore ansia rispetto all’aumento di peso, portando a un peggioramento; d’altra parte i timori per le conseguenze per il feto potrebbero invece indurre un loro miglioramento.
Ci sono poi problemi d’altro tipo, legati per esempio alle irregolarità mestruali, frequenti nelle donne con bulimia o anoressia. Mentre nella bulimia possono presentarsi rari casi d’infertilità, nella anoressia sono frequenti le difficoltà di concepimento; all’opposto l’irregolarità e i periodi di assenza del ciclo mestruale possono far pensare alla donna che non rimarrà incinta e questo può comportare un utilizzo inadeguato della contraccezione e il rischio di gravidanze non volute. Aspetti diversi, dunque, con conseguenze per gli approcci diagnostici e terapeutici, ricapitolati in un articolo sul Bmj.
Dal disturbo alimentare alla depressione. L’evidenza, viene premesso, è di un andamento variabile per le donne con disturbi dell’alimentazione passati o presenti che entrano in gravidanza. Questi possono rimanere invariati, migliorare e anche ripresentarsi specie nei primi sei mesi post-partum; in uno studio su oltre 12 mila gestanti con disordini di questo tipo in effetti sono risultati in genere miglioramenti, ma le stesse donne hanno mostrato continua preoccupazione e ansia per il proprio peso, maggior ricorso a diete, a lassativi, ad attività fisica e persino ad autoinduzione del vomito rispetto alle altre gestanti.
Ci sono conseguenze per il feto e la gravidanza? Per il primo come per la madre, pur con evidenze limitate, ci sarebbe un piccolo eccesso di rischio, specie nel caso dell’anoressia. In una recente ricerca donne anoressiche e/o bulimiche avevano una maggiore probabilità di aborto e le anoressiche di avere bambini sottopeso, complicanze presenti in un’altra ricerca insieme con microcefalia e parto pretermine anche nelle bulimiche e donne con disordini alimentari atipici. Le neomadri sono più soggette a turbe psicologiche, depressione dopo il parto, anemia, iperemesi gravidica (eccesso di vomito e nausea), problemi di recupero post-episiotomia.
Di rilievo soprattutto per la sua frequenza il rischio di depressione post-natale: un fenomeno diffuso, al quale si ritiene siano più esposte proprio le donne con disordini dell’alimentazione e sottostanti turbe affettive, maggiormente tendenti anche a ricadute di tali disturbi dopo il parto. Tra l’altro sembra che le neomadri con disturbi alimentari interrompano l’allattamento prima delle altre. Non si può tralasciare infine l’atteggiamento più conflittuale di queste donne durante i pasti dei figli, i quali tendono a pesare di meno quanto più le madri sono preoccupate per il proprio aspetto corporeo.
Il ruolo del supporto psicologico Come gestire quindi al meglio i disturbi dell’alimentazione prima, durante e dopo la gravidanza? Innanzitutto bisogna riconoscerli perché non sempre sono evidenti e quelli atipici possono sfuggire ai classici criteri dell’anoressia e della bulimia nervose. Il counselling preconcepimento e la prima visita prenatale sono buone occasioni per la ricerca di turbe alimentari, valutando indice di massa corporea, ansia per peso e sovrappeso, irregolarità mestruali, sintomi gastrointestinali, fame compulsiva o vomito ripetuto, problemi psicologici, assunzione di farmaci come lassativi, anoressizzanti, diuretici; andrebbe anche suggerito di ritardare la gravidanza a problema affrontato e curato, infine è utile un’educazione preparatoria su cambiamenti corporei, nutrizione e problemi gravidici come l’iperemesi.
Le donne con una storia di disordini alimentari dovrebbero essere seguite più assiduamente durante la gestazione e dopo il parto, offrendo anche supporto psicologico e monitoraggio fisico. Dopo il parto le preoccupazioni vanno estese all’allattamento, per il quale andrebbe previsto un ulteriore supporto contro il rischio d’interruzione precoce, e alla possibilità di ricadute dei disturbi alimentari che si possono combattere con terapie psicologiche, farmacologiche e gruppi di auto aiuto.
Fonte: Doctornew33, il quotidiano web del medico italiani.